Il virus SARS-Cov-2 si sta, da qualche mese, diffondendo in sempre più Paesi. La via di contagio, nonché le dinamiche della malattia sono però ancora da chiarire.
La sede principale dell’infezione da SARS-CoV-2, il nuovo virus partito dalla città di Wuhan in Cina e diffusosi ormai in tutto il mondo, potrebbe essere gastro-intestinale e non solo a livello respiratorio. L’ipotesi che sta avanzando è infatti quella di una possibile trasmissione oro-fecale e l’interazione con l’ospite potrebbe essere mediata dal recettore ACE2.
A dimostrarlo è uno studio condotto da Fei Xiao et al. (Sun Yat-sen University, Zhuhai, Cina) con lo scopo di approfondire le dinamiche della malattia. La presenza del virus è stata quindi quantificata in campioni di tessuto (esofago, stomaco, duodeno, retto) e liquidi corporei (siero, tamponi naso/orofaringei, urine, feci) di 73 contagiati.
39 dei 73 pazienti inclusi nello studio (53.42%; 10 mesi-78 anni d’età) hanno registrato RNA virale a livello fecale. La positività al test si è mantenuta fino a 12 giorni dalla prima valutazione, per 17 di loro senza esser correlata a sintomi respiratori (23.29%).
Il recettore virale ACE2 ha mostrato attività principalmente nel citoplasma di cellule dell’epitelio gastrointestinale (ghiandole gastriche, duodenali e del retto), meno a livello respiratorio, sostenendo quindi l’ipotesi che l’apparato gastrointestinale sia la sede primaria di infezione. Nonostante test negativi a livello respiratorio, alcuni pazienti hanno difatti dimostrato positività virale a livello gastrointestinale.
Gli autori propongono quindi che il monitoraggio dell’infezione potrebbe esser fatto mediante analisi fecale, tramite rRT-PCR (real-time reverse transcriptase polymerase chain reaction) ad esempio, e suggeriscono di continuarne l’analisi per almeno due settimane, data la permanenza del virus nell’ospite con possibilità di ulteriori contagi.
«Questo studio è estremamente interessante» commenta Giovanni Marasco, gastroenterologo dell’ospedale S. Orsola Malpighi di Bologna e membro del direttivo AGGEI. «D’altra parte» aggiunge «il recettore ACE2, ligando del virus, è espresso anche dalle cellule epiteliali del tratto gastrointestinale e quindi una possibile via di contagio attraverso l’apparato gastroenterico è plausibile. In aggiunta, la presenza di virus nelle feci di soggetti positivi è riscontrata in questo studio per periodi variabili fino a 12 giorni, talvolta anche in assenza di positività respiratoria; se i dati dovessero essere confermati, la valutazione del virus nelle feci diventerebbe un indicatore da non sottovalutare».